La Gallina di Polverara
La Gallina di Polverara è una razza avicola ricca di storia e fascino, strettamente legata alla tradizione agricola e culturale del Veneto, e in particolare alla provincia di Padova. Il suo aspetto caratteristico e la sua rustica resistenza ne fanno un simbolo della biodiversità del territorio. Ma come è arrivata questa razza così unica nelle campagne venete? Esistono diverse ipotesi sulle sue origini, che si intrecciano con racconti storici, fonti letterarie e artistiche.
Una delle ipotesi più affascinanti sulla provenienza della Gallina di Polverara suggerisce che i polli “ciuffati” siano stati introdotti nella provincia di Padova dai pellegrini provenienti dall’Est Europa. Questi pellegrini, in viaggio verso Roma e altri luoghi sacri del Cristianesimo, facevano tappa nei monasteri del Veneto, come quello di Santa Maria della Riviera a Polverara. È possibile che questi viaggiatori portassero con sé animali da allevare lungo il cammino, contribuendo alla diffusione della razza.
Un’altra teoria lega la diffusione della Polverara a un nome illustre: Giovanni Dondi dell’Orologio, filosofo e astronomo padovano del XIV secolo. Secondo questa versione, Dondi avrebbe importato galline ciuffate dalla Polonia, che successivamente si sarebbero incrociate con razze locali, dando origine alla Gallina di Polverara. Questa ipotesi, sebbene non confermata, trova supporto in studi storici che collegano la Polverara alla razza “Polish”, diffusa in Polonia.
L’origine polacca della Gallina di Polverara è stata sostenuta anche da Ferruccio Fanelli negli anni ’20 del secolo scorso, il quale riteneva che la Polverara e la razza Padovana derivassero entrambe dalla “Polish”. Allo stesso modo, fonti avicole inglesi del XIX secolo identificavano una razza simile alla Polverara, chiamata “Polish”, con l’idea che fosse stata introdotta dai soldati polacchi.
Un’altra ipotesi lega la diffusione della razza ai commerci del XVII secolo tra il Veneto e i Paesi Bassi. Numerosi dipinti fiamminghi dell’epoca, realizzati da artisti come Jan Steen, Jacob van de Kerckhove e Melchior d’Hondecoeter, raffigurano galli molto simili alla Polverara. Tuttavia, non è chiaro se queste galline siano state importate o esportate dal Veneto.
La Gallina di Polverara appare anche in testi storici di grande rilevanza. Ulisse Aldrovandi, naturalista bolognese del XVI secolo, la cita nella sua “Ornithologiae”, descrivendo una razza molto simile alla Polverara con il nome di “Gallinis Patauinis”. Altri riferimenti si trovano nelle opere di autori come Alessandro Tassoni e Carlo Dottori, che menzionano galline ciuffate nelle loro descrizioni, sebbene non sia sempre chiaro se si tratti della Polverara o della Padovana.
Dalla fine del XVII secolo, la presenza della Gallina di Polverara si è ridotta drasticamente, a causa degli incroci con altre razze autoctone. Negli inizi del XX secolo, la razza era quasi estinta, ma grazie agli sforzi di allevatori appassionati, come il marchese Girolamo Trevisani e successivamente Antonio Zanon, si riuscì a recuperare alcuni esemplari originali.
Nel dopoguerra, altri allevatori come Bruno Rossetto e Fernando Trivellato hanno dedicato tempo e risorse per preservare questa razza, selezionando con cura nuovi esemplari e cercando di reintrodurre varietà cromatiche che si pensava fossero andate perdute. Tra queste, oltre al bianco e al nero, si stanno recuperando colorazioni come la barrata, la grigia e la maculata.
La Gallina di Polverara è una razza rustica e selvaggia, particolarmente adattabile alle condizioni climatiche difficili, come l’umidità tipica delle campagne padovane. Ha l’abitudine di dormire sui rami degli alberi e preferisce vivere in spazi aperti, il che la rende poco adatta all’allevamento intensivo.
Le sue caratteristiche fisiche includono: