La gallina di Polverara

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Foto 1 Toutes les poules pag 199

Esistono varie ipotesi sulle provenienza e diffusione della gallina di Polverara rintracciabili in diverse fonti storiche, letterarie e artistiche.

Una prima ipotesi è quella secondo cui i polli “ciuffati” sarebbero arrivati nella provincia di Padova portati dai pellegrini provenienti dall’Est-Europa che sostavano nei monasteri del Veneto (tra cui “Santa Maria della Riviera” a Polverara) per poi raggiungere Roma ed altri luoghi sacri cristiani.

Una seconda ipotesi, ad oggi non confermata, sull’arrivo delle “ciuffatte” nel territorio padovano risale alla metà del 1300, secondo cui sarebbe stato Giovanni Dondi dell’Orologio (filosofo e astronomo, studiò all’Università di Padova e ne divenne professore nel 1354) ad importarle dalla Polonia nella tenuta familiare, da cui poi accoppiandosi con le razze autoctone ne sarebbe derivata la razza “Polverara”.

A sostenerne la provenienza polacca si aggiunge anche Ferruccio Fanelli che negli anni venti del secolo scorso ha sostenuto che la razza “Padovana” e “Polverara” provengono entrambe da quella “Polacca” (Polish).

In più H.L. Alph Blanchon e Delamarre de Monchaux, nel 1924 a Parigi pubblicano “Toutes les poules et leurs variétés”- Description, standard, points, élévage, in cui nel parafrafo “Monographie des races de Padoue et Hollandaise” (a pag 199) alla nota 2 spiegano che in Inghilterra una gallina simile alla Padovana è designata sotto il nome di Polish, dicendo anche che probabilmente erano state portate da soldati polacchi ma che rimane difficile dedurne con certezza la provenienza.

Foto 2 Arte fiamminga D’Hondecoeter 1L’altra ipotesi sulla possibile provenienza risale al XVII° sec. e prevede il fatto che la Polverara e la Padovana siano state importate (o esportate ma su questo fatto non v’è certezza) dall’Olanda attraverso gli enormi scambi commerciali dell’Epoca con i Paesi Bassi.

Ciò si basa sulle varie raffigurazioni di galline ciuffate nei dipinti dell’arte fiamminga del 1600. Tra gli artisti più significativi che hanno ritratto dei galli somiglianti alla Polverara ricordiamo Jan Steen, Jacob van de Kerckhove e Melchior d’Hondecoeter.

Foto 3 Arte fiamminga L’aia di Jan SteenNel resto d’Italia ed in tutta Europa, oltre alla Padovana ed alla Polverara, esistono tante altre specie “ciuffate”: la Olandese appunto, Uilebaard, Houdan, Crevecoeur, Sultana, Pavlov, Breda, Brabante, Sultana, ecc.; é plausibile che originariamente siano tutte appartenute alla stessa famiglia ma, a riguardo, scarseggiano prove scientifiche per poterlo confermare.

Foto 5 Gallinis Patavinis Ulisse Aldrovandi

Aldovrandi U. – “Ornithologiae” – illustrazione della “Gallinisi Patauinis” – Tomo II, pag 310, 1600

Quale che sia la sua provenienza, sicuramente dal 1600 in poi la Polverara è protagonista di numerose citazioni, riferimenti e descrizioni in diverse fonti letterarie.

Ulisse Aldrovandi (naturalista e botanico bolognese, 1522-1604), nella sua opera “Ornithologiae” (Tomo II, pag 310, 1600) illustra la Gallinis Patauinis che somiglia molto alla Polverara, mentre altri riferimenti ad essa li ritroviamo all’interno della produzione letteraria del secolo in questione: da Alessandro Tassoni a Carlo Dottori, ma erano appunto scrittori e non naturalisti, pertanto non si può essere certi del fatto che la gallina di Polverara menzionata fosse quella di cui stiamo parlando o fosse per un occhio “inesperto” la Padovana “dal gran ciuffo”.

Foto 6 Tomo II ornitologia copertinaFoto 7 Ulysses AldrovandiusDal 1700 la presenza della Polverara si riduce drasticamente a causa soprattutto degli incroci con la gallina autoctona e da questo momento in poi la Polverara è continuamente sottoposta al rischio di estinzione a causa di varie vicissitudini, fino ad arrivare al marchese Girolamo Trevisani (allora presidente della Società Italiana di Avicoltura) che agli inizi del 1900 sosteneva di aver recuperato alcuni esemplari originali da allevatori del comune di Polverara per preservarne la razza e nel 1919 in “Pollicoltura” descrive la gallina. Negli anni precedenti alla prima guerra mondiale, sempre nel Comune di Polverara, ci fu anche un tentativo di costruire una cooperativa per tutelare e recuperare la Polverara, vanificato anch’esso però con l’esplosione del conflitto.

Foto 8 Pollicoltura padovana di Italo Mazzon copertina 1932Finita la prima guerra mondiale Antonio Zanon cercò di contribuire al recupero della gallina consegnando alcuni capi selezionati al Podestà di Polverara come citato in “Pollicoltura Padovana” dal cav. Italo Mazzon (estratto dalla rivista “Padova”, ed. a cura del Comitato Provinciale Turistico, Padova 1932).

Da almeno tre lustri, di « Polverara », non se ne trovava più.

Fu solo nello scorso marzo che un amatore modesto, silenzioso e capace, dopo anni di lavoro diligente e paziente, arrivato a buon punto nella ricostruzione della razza, fece offerta di ben sei gruppi di questa razza perduta, al podestà di Polverara, per essere distribuiti a famiglie che dessero serio affidamento di allevarla, moltiplicarla e perfezionarla – nomino l’ing. Antonio Zanon, nostro concittadino.“

Agli inizi della seconda metà del 1900 fu Bruno Rossetto a preservare la Polverara acquistandone nel 1954 diversi esemplari dalla Sig. Ruzza (Intervista a Bruno Rossetto a cura di Franco Holzer, da “Il Gazzettino di Padova”, 25 giugno 1995) ed allevandola per diverse decadi.

Dopodiché la gallina di Polverara, rimanendo per anni affidata ad allevamenti di selezione senza trovare alcun sbocco commerciale si perse nuovamente.

Tutto ciò fino ad arrivare alla fine degli anni ’80, in cui il rag. Antonio Fernando Trivellato, appassionatosi alla Gallina di Polverara ne recuperò nuovamente la razza con decenni di impegno.

Il meticoloso lavoro di selezione fatto, il cui elevato costo è gravato esclusivamente sulle spalle dell’appassionato allevatore, ha permesso una nuovamente la diffusione della razza a rischio di estinzione.

La Polverara è una gallina di facile adattamento alle condizioni climatiche sfavorevoli, in particolar modo all’umidità (ben presente nelle campagne del territorio padovano) ed ha un periodo di maturazione lungo (sette/otto mesi).

E’ un animale simbolo della biodiversità del nostro territorio nei secoli passati e la sua adattabilità alle intemperie climatiche è confermata dal fatto che produce uova anche durante l’autunno, ovviamente in minore quantità.

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E’ un animale rustico e selvatico, infatti ha l’abitudine di dormire sui rami degli alberi; gli esemplari maschi hanno un carattere fiero e combattivo, mentre le femmine hanno un atteggiamento più pacifico con una discreta capacità di deposizione.

Avendo questa tendenza “selvaggia” il miglior metodo di allevamento sarebbe nella campagna aperta, infatti quando è allevata in recinti sfugge facilmente.

Presenta quindi una bassa adattabilità alla vita in gabbia in allevamento intensivo, caratteristica questa che negli anni addietro può aver scoraggiato la diffusione negli allevamenti del territorio.

Si caratterizza per una cresta a cornetti a forma di “V” di medie dimensioni e un ciuffo di piume rivolto in avanti, abbastanza alto da non coprire la visuale degli occhi in entrambi i generi dell’animale.

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La faccia è rossastra ed il becco è un po’ curvo con delle piccole protuberanze rosse intorno alle narici, mentre la barba è poco sviluppata e gli occhi sono grandi con gradazioni dal rosso all’arancio; le spalle risultano ampie su un tronco di medie dimensioni che termina con una coda abbastanza alta, con penne arrotondate e lunghe.

Ci sono testimonianze del passato scritte o tramandate oralmente che parlano di un peso notevole, di una Polverara “gigante” che poteva raggiungere nel maschio i 4 kg.

Attualmente i galli arrivano a raggiungere i 2,8 kg, mentre le galline si aggirano intorno ai 1,8-2 kg.

Per quanto riguarda invece la produttività, le galline arrivano a deporre fino a 150 uova all’anno; le uova hanno un colore biancastro e solitamente hanno un peso che va dai 50 grammi in su.

La carne ha un colore scuro e si pensa che questo sia dovuto al fatto che essendo “selvaggia” la Polverara si nutrisse di ghiande di rovere, un tempo diffusissimo nei boschi delle campagne del territorio padovano.

Agli inizi del 2000, dopo la cessione di pulcini da parte di Fernando Trivellato, si SND_6632_resizecontavano pochissime aziende che la allevavano mentre nel 2005 si è arrivati a contare circa ottanta aziende che tenevano la gallina nel territorio di Polverara ed in altri Comuni della provincia di Padova e Rovigo.

Oggi si è tornati alla situazione degli inizi del secolo, con una ridottissima diffusione che ne mette a rischio la sopravvivenza.

Più fonti e ricostruzioni hanno portato Antonio Fernando Trivellato a sostenere che oltre alla bianca ed alla nera, uniche ad essere oggi riconosciute, esistevano altre varietà di colorazione.

Foto 10 Scheda fonte prezzario primavera 1893

Padova, Prezzario degli animali da riproduzione e delle uova per la incubazione, Primavera 1893

Foto 9 Copertina prezzario 1893

Padova, Prezzario degli animali da riproduzione e delle uova per la incubazione, Primavera 1893

 

Come dimostrato nel prezzario “Giardino d’Avicoltura C.F. Lion”, in Altichiero di Padova – Dieci minuti di carrozza dalla Stazione di Padova, è illustrata la vendita di ben otto colorazioni.

 

Antonio Fernando Trivellato partendo dalla bianca e dalla nera, selezionate nel tempo dagli inizi di questo secolo, ne ha recuperate addirittura delle altre che sta tuttora continuando a perfezionare per il raggiungimento della varietà di un tempo; oltre alle colorazioni presenti nel prezzario, ha costituito la barrata, la grigia e la maculata.

 

Ricostruzione prezziario

Razza Varietà Gallo
Lire
Gallina
Lire
Padovana Schiatta
Polverara Nera 18 12
Bianca 25 20
Dorata 20 15
Screziata 25 20
Tortora 25 20
Fulva 25 20
Camoscio 20 15
Argentata 20 15

La gallina di Polverara è un uccello rustico con una discreta capacità di deposizione e sin da quando se ne conosce l’esistenza è stato un animale di bassa corte estremamente apprezzato.
La sua carne ha una buona sapidità e si presta a diversi usi culinari. Tra le varie ricette si possono menzionare la gallina lessa o quella “col pien” (ripiena).

Gallina a la canavèra
1 gallina di polverara,
1 vescica di maiale,
1 pezzo di bambù,
1 costa di sedano,
1 carota,
1 cipolla,
alloro,
2 spicchi d’aglio,
pepe in grani,
chiodi di garofano,
un pezzetto di cannella,
olio e sale q.b.

Dopo aver lavato le interiora e pulito la gallina, tagliate a cubetti le verdure e aggiungete le spezie, il sale, l’alloro, il sale e l’olio e riempite la gallina.
Legate con lo spago da cucina le cosce in modo che aderiscano al busto e infilate in mezzo la canavèra (cannuccia di bambù);

Inserite la gallina nella vescica di maiale facendo in modo che la cannuccia vi fuoriesca per poter fungere da sfiatatoio, legandola poi stretta al collo della vescica.

Immergete il tutto in una pentola d’acqua e lasciate bollire per tre ore.

Servite la gallina a pezzi accompagnata dal fondo che si sarà formato nella vescica, oppure col riso pescato e salsa bianca padovana.